MONS. MARCUZZO DA NAZARETH A PORDENONE
PORDENONE (ITALIA) Da Nazareth a Pordenone per presentare il libro di Benedetto XVI: Gesù di Nazareth. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, Libreria Editrice Vaticana, 2011, pag 346. Mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, Vescovo ausiliare e Vicario patriarcale per Israele, nella concattedrale della città friulana davanti ad un numeroso pubblico, ha parlato dell’ultima fatica letteraria di papa Ratzinger. L’occasione è stata offerta dalla Casa editrice vaticana che ha organizzato un fitto calendario di appuntamenti per presentare alcune opere del proprio catalogo.
Il vescovo Marcuzzo, nel corso del suo intervento, ha affrontato i temi principali del saggio: dalla storia della salvezza all’ingresso a Gerusalemme fino ai giorni della passione, della morte in croce, della resurrezione e dell’ascesa al cielo di Gesù. «È un libro che coinvolge alla radice non solo il credente ma ogni uomo che prenda sul serio le domande ultime della vita. Che approfondisce il significato della salvezza di Cristo che si fa carico, con la croce, di tutto il male del mondo e di ogni uomo».
Ma cosa ci insegna questo libro che ancora non sappiamo o che abbiamo dimenticato? si è domandato ancora mons. Marcuzzo. Sono domande, alle quali chiunque non abbia già chiuso l’orizzonte del suo cammino, deve prestare ascolto «Con questo libro Benedetto XVI, infatti, ha voluto far emergere la figura di Gesù in tutta la sua forza – ha sottolineato il vescovo - come realtà viva e presente nella storia del mondo e nelle vicende dell’uomo, suscitando un senso profondo di gratitudine e ammirazione».
Il papa e lo scrittore-teologo non sono certo due entità distinte, ma il modo in cui Benedetto XVI si serve della produzione letteraria, è uno dei metodi più efficaci del pontificato. Joseph Ratzinger affronta in questo volume i giorni della Passione e, in particolare si sofferma sui giorni della morte e della risurrezione.
Il teologo Ratzinger ci dice di essere alla ricerca del volto del Signore. L’espressione è biblica e denota non la ricerca di qualcosa che non si ha ancora, ma un cammino di approfondimento dell’amicizia del Signore. «La fede, la vita cristiana dipende interamente da questo rapporto», ha affermato il vescovo Giacinto Boulos.
La proposta originale del libro del Papa, in effetti, consiste nell’integrare il metodo storico-critico — benemerito, indispensabile, ma in se stesso insufficiente — con alcuni criteri nuovi, maturati soprattutto negli ultimi due decenni in vari ambienti cattolici della ricerca teologico-biblica. E i «criteri nuovi» individuati dal Papa sono soprattutto questi: una fiducia sostanziale nell’attendibilità storica del dato neotestamentario, contro il sospetto metodico; una robusta rivendicazione dell’unità e della continuità tra l’Antico e il Nuovo Testamento; un’ermeneutica più ecclesiale, docile alla tradizione viva della Chiesa e al magistero dei suoi Padri, considerati come i primi interpreti della Scrittura; una più viva attenzione alla cosiddetta analogia fidei, cioè alle consonanze interne e alle corrispondenze reciproche dei vari dati della fede.
Nicola Scopelliti