MAGDALA CENTER: DALL'ARCHEOLOGIA ALLA NUOVA CHIESA
Padre Juan María Solana ci ha guidato nel cantiere del Magdala Center, il centro di pellegrinaggio che sta sorgendo sulla sponda settentrionale del lago di Tiberiade sul sito del villaggio di Maria Maddalena, che fu distrutto dai Romani tra il 66 e il 67 d.C..
Nel 2009 gli scavi hanno portato alla luce una sinagoga del I secolo, all’interno della quale è stato ritrovato un altare – bimah – notevole perché scolpito su tutte le facce visibili secondo uno schema decorativo che lo ha fatto ritenere una riproduzione in miniatura del Tempio di Gerusalemme. Tutt’intorno si sviluppa la zona abitativa, comprendente alcune vasche destinate ai bagni rituali, mentre nelle immediate vicinanze della sinagoga un vaso di pietra, ancora in situ, serviva alle abluzioni necessarie per entrare nell’edificio sacro. La sinagoga, che conserva resti di mosaici e colonne dipinte, è stata da poco coperta con un tetto piano in legno (si suppone che anche il tetto originario, sostenuto da colonne, fosse piano). È preceduta dalla scuola e affiancata dalla casa del rabbino; le sue dimensioni sono piuttosto ridotte e tuttavia Magdala era un centro importante, ragion per cui si spera di trovarne un’altra. Alcune pietre appartenenti all’edificio, tra le quali anche capitelli e rocchi di colonne, furono riutilizzate anticamente per sbarrare una delle due strade che si incrociano nei suoi pressi: questo dovette accadere prima della fine del I secolo, quando una frana scesa dal vicino Monte Arbel seppellì l’abitato, che fu definitivamente abbandonato. L’attività archeologica, non ancora conclusa, ha coinvolto un gran numero di volontari provenienti da tutto il mondo, che hanno contribuito anche alla costruzione della nuova chiesa.
Il titolo della chiesa, “Duc in altum” (“Prendi il largo”), si riferisce all’invito che, secondo la narrazione evangelica, Gesù rivolse a Simon Pietro dopo aver ammaestrato la folla dalla sua barca sul lago. L’edificio è ormai quasi pronto ad accogliere i fedeli. Il vasto atrio comunica con quattro cappelle, con una cripta cha ha la funzione di cappella ecumenica e naturalmente con lo spazio liturgico principale; coperto da una cupola sulla quale un dipinto murale riprende una sezione dell’immagine della Madonna di Guadalupe, con un lembo del manto e le mani giunte in preghiera, l’atrio è dedicato alle donne del Vangelo. I punti focali delle quattro cappelle, pensate per ospitare ciascuna una cinquantina di persone, cioè un pullman di pellegrini, sono i quattro mosaici che raffigurano altrettanti episodi ambientati sulle sponde del lago: la resurrezione della figlia di Giairo, la chiamata dei primi apostoli, il salvataggio di Pietro dalle acque del lago e un episodio insolito, soltanto accennato nei Vangeli, la liberazione di Maddalena dai sette demoni che la possedevano. Il disegno dei mosaici, così come quello del dipinto sulla cupola, è dell’artista cilena María Jesús Fernández, che ha curato tutto l’interno della chiesa, mentre la realizzazione dei mosaici stessi si deve alla ditta Lenarduzzi di Spilimbergo.
L’aula principale ricorda nella forma architettonica una carena capovolta e si affaccia sul lago con la parete vetrata di fondo, così che la grande barca che funge da altare dà l’impressione di galleggiare sull’acqua. Per il pavimento è stata scelta una rifinitura color sabbia e per il presbiterio un marmo verde norvegese che a sua volta evoca il colore e la superficie mossa del lago. I dodici pilastri che si alternano alle finestre sulle pareti lunghe recano i nomi degli apostoli e presto ospiteranno anche le loro icone.
La cripta infine occupa parzialmente l'area dell’antico mercato di Magdala, di cui conserva il selciato originale che prosegue anche all’esterno, dove la zona archeologica termina con il porto.
Roberta F. Galimberti