L'OCCASIONE PER PREPARARSI ALLA VISITA DI PAPA FRANCESCO
L’occasione è data dalla partenza di Margherita Karram, delegata zonale del movimento dei Focolari. Dopo tanti anni di servizio in Terra Santa, è chiamata a Rocca di Papa, nei pressi di Roma, dove il Movimento ha il suo Centro. Parole di commozione e ringraziamento, rivolte ai numerosi presenti.
"Sento che la mia prossima partenza da Gerusalemme, dalla Terra Santa, sarà un grande cambiamento, ma fa parte della mia vocazione. E’ dire si a ciò che Dio mi chiede in questo momento. Oltre ad aver vissuto a Gerusalemme per 25 anni, sono proprio nata in questa terra, e quindi il mio legame con essa, con la sua gente, con tutti voi, è molto forte. Ma sono sicura che dovunque Dio mi voglia, lì sarà la mia “terra santa” e la terra dove potrò vivere il mio cristianesimo e la mia vocazione. Colgo l’occasione per ringraziare ognuno di voi, per ciò che rappresentate, per ciò che avete fatto per noi, Focolari in Terra Santa, per averci sostenuto, incoraggiato, e per aver scelto di condividere questo spirito di comunione" (Margherita Karram, responsabile del Movimento dei Focolari in Terra Santa).
Invitati sono i movimenti ecclesiali presenti in Terra Santa, e tema dell’incontro è la prossima visita di Papa Francesco. Nel suo discorso il Nunzio Giuseppe Lazzarotto ripropone le ragioni che spingono il Santo Padre a questo viaggio. Prima tra tutte è il 50° dell’abbraccio tra chiesa cattolica e chiesa ortodossa:
"Quello che accadde quel giorno, l’abbraccio tra Paolo VI e il Patriarca Antenagora, rimarrà per sempre come una pietra miliare. Viviamo a Gerusalemme e non possiamo dimenticare che non molto lontano da qui Gesù pregò per l’unità, l’unità della Sua Chiesa e ha lasciato la sua preghiera come un mandato, come il Suo comandamento ai discepoli e a tutti coloro che crederanno in Lui e nelle Sue Parole: che tutti siano uno, come noi siamo uno" (Mons. Giuseppe Lazzarotto, Nunzio Apostolico di Gerusalemme).
Oltre a riproporre il dialogo ecumenico, la venuta del Santo Padre avrà un impatto positivo in tutte le contraddizioni che caratterizzano il Medio Oriente?"Ma io sono sicuro che avrà un impatto molto forte perché il Santo Padre è cosciente del momento delicato che sta vivendo il Medio Oriente, spessissimo ricorda la difficile situazione, non solo dei cristiani, ma in genere di tutta la popolazione. In Siria, il grande dramma dei rifugiati siriani e il grande gesto di incontrare un gruppo di loro in Giordania, esprime proprio questa sua grande preoccupazione e anche il desiderio che la sua visita sia un momento di riflessione per tenere aperte le porte del dialogo. E questo è importante, ecco. Perché se non si tengono aperte le porte del dialogo, non si arriva a nulla. (…) Il dialogo è l’unica via. Se si vuole trovare una soluzione, che è molto complessa, ha tanti aspetti, ma se si vuole trovare una soluzione giusta, e che tenga conto del benessere, degli interessi veri della popolazione, il dialogo è l’unica strada percorribile. E questo vuole dire il papa e questo vuole anche promuovere e incoraggiare con la sua visita qui in TS" (Mons. Giuseppe Lazzarotto, Nunzio Apostolico di Gerusalemme).
Il dialogo qui sembra risuonare come un termine un po’ stanco. Dopo cinquant’anni possiamo ancora crederci e riproporlo, non solo in campo ecumenico?
"Voi sapete che io ero qui 30 anni fa: io vedo già la differenza, l’atmosfera è cambiata molto. C’è direi una maggior coscienza e convinzione che si deve percorrere questa via del dialogo, anche in campo ecumenico strettamente religioso se vogliamo, no. Guardi, perfino quando non si vuol fare il dialogo, o non si vuol farlo in maniera piena, totale, però si sa adesso che l’unica strada è quella, e questo mi pare sia già molto positivo. Però non direi che ci sono grandi resistenze, al contrario! Magari ci sono dei ritardi, ci sono delle stanchezze, questo senz’altro, ma questo è anche uno dei motivi per cui il Santo Padre vuol venire insieme con il Patriarca Bartolomeo, proprio per dare un colpo d’ala, per dire: coraggio! Continuiamo, dobbiamo continuare per questa strada. Voi ricordate quello che Paolo VI disse dopo quell’incontro: parlò di un “colpo d’aratro” in un terreno che era molto duro, e che non si poteva seminare. Ci voleva un colpo d’aratro robusto, forte per dissodare il terreno. Adesso il Papa con il Patriarca Bartolomeo, assieme a tutti rappresentanti delle chiese cristiane di Gerusalemme, quello che vogliono fare è aprire nuovi solchi in questo terreno che è già stato dissodato. Ma occorre aprire nuovi solchi, che rispondano alle nuove esigenze che cambiano continuamente per dare una risposta alle aspettative, alle attese di tante persone, di tanti uomini e donne di buona volontà. Non possiamo ignorare queste esigenze, dobbiamo dare una risposta: e il Santo Padre viene proprio per questo, per indicarci la strada" (Mons. Giuseppe Lazzarotto, Nunzio Apostolico di Gerusalemme).
La serata si conclude in gioia e fraternità, sicuramente più vicini al Papa e pronti a preparare la sua visita con la propria vita e attraverso la preghiera.
a cura di Francesca Sbanchi