LE GROTTE SOTTO LA BASILICA DELLA NATIVITA'
Il Natale è l’occasione per scoprire il complesso di grotte su cui fu edificata la Basilica della Natività, a Betlemme. Il fulcro di tale complesso è naturalmente la grotta della Natività, il luogo in cui la tradizione colloca la nascita di Gesù. Sul sito l’imperatore Costantino e la madre Sant’Elena costruirono una prima chiesa che, distrutta, fu sostituita da un nuovo edificio per volontà di Giustiniano. Le grotte si possono raggiungere dalla navata destra dell’adiacente chiesa di Santa Caterina, scendendo una stretta scalinata.
Per prima si incontra la grotta dei Santi Innocenti, dove si ricordano i bambini uccisi da Erode: secondo una tradizione fu il rifugio delle madri degli Innocenti, secondo un’altra la fossa in cui furono gettati i loro corpi. A un livello superiore è un altare consacrato a San Giuseppe, perché proprio qui gli sarebbe apparso in sogno l’angelo che gli ordinò di fuggire in Egitto per portare in salvo il Bambino.
A destra dell’altare di San Giuseppe un passaggio sotterraneo conduce alla grotta della Natività. Di norma però la porta che conclude tale passaggio è chiusa, per cui per avvicinarsi all’altare della Natività, che si intravede dal buco della serratura, è necessario passare dalla basilica.
Trovandosi sotto il coro della basilica la grotta è raggiungibile mediante due rampe di scale che partono dai fianchi del coro stesso, scendono e si ricongiungono davanti all’altare della Natività. La prima chiesa costantiniana disponeva di un solo accesso alla grotta, ma i pellegrini potevano vedere il luogo della nascita e la mangiatoia attraverso un’ampia apertura circolare nel soffitto. Nella ricostruzione giustinianea quest’apertura fu eliminata ma si agevolò l’ingresso realizzando le due rampe di scale.
La grotta ha forma quasi rettangolare, misurando 12 x 3 metri, e il pavimento e le pareti sono rivestiti da lastre di marmo bianco. Icone, drappi ricamati e una serie di arazzi di amianto donata nell’Ottocento dalla Repubblica Francese decorano l’ambiente.
Sotto l’altare una stella d’argento a quattordici punte incastonata nel marmo indica il punto esatto in cui si pensa sia nato Gesù. La stella è illuminata da quindici lampade anch’esse d’argento che rappresentano le diverse comunità cristiane: sei appartengono alla Chiesa greco-ortodossa, quattro a quella cattolica, cinque a quella armeno-ortodossa (anche le cinquantatré lampade che illuminano la grotta nel suo insieme sono spartite tra le tre Chiese che celebrano in questo luogo santo). La stella reca inoltre un’iscrizione in latino: Hic De Virgine Maria Iesus Christus Natus Est – 1717. Essa infatti fu voluta dai Cattolici nel 1717, rimossa dai Greco-Ortodossi nel 1847 e pochi anni dopo ripristinata.
Il pellegrino che rivolge lo sguardo all’altare della Natività ha alla propria destra altri due altari, posti tre gradini più in basso. Sono l’altare della Mangiatoia, in corrispondenza di quello che secondo la tradizione è il luogo in cui Gesù venne deposto appena nato, e, di fronte, l’altare dei Re Magi, nel punto in cui i tre saggi si sarebbero prostrati per offrire i loro doni al Bambino. Sempre secondo la tradizione, l’originale mangiatoia in argilla fu rinvenuta da Sant’Elena, che la sostituì con una d’argento custodita sin dal XII secolo nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Del complesso fanno parte anche due ambienti legati alla memoria di San Girolamo, che frequentò questi luoghi e fu sepolto qui; essi comunicano sia con la grotta dei Santi Innocenti sia, attraverso un’altra piccola scalinata, con il chiostro crociato di San Girolamo, davanti alla chiesa di Santa Caterina.
Roberta F. Galimberti